Cina: Punto della situazione
- Filippo Sala
- 16 apr
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Le tariffe di Trump colpiscono duramente la Cina, spingendo Pechino verso nuovi mercati e stimoli interni, mentre le imprese cinesi si adattano con strategie di diversificazione e vendite domestiche
La guerra commerciale tra Stati Uniti e Cina ha raggiunto un’intensità senza precedenti, con l’amministrazione Trump che ha imposto dazi fino al 145% sui prodotti cinesi e negoziati con oltre 70 paesi per isolare economicamente Pechino.
Nel primo trimestre del 2025, l’economia cinese è cresciuta del 5,4% e la produzione industriale cinese è cresciuta del 7,7% su base annua, superando le attese, grazie a un’impennata delle esportazioni verso gli USA (+12,4% a marzo) guidata dagli importatori americani che hanno anticipato le nuove tariffe.
Tuttavia, il ritmo di crescita è destinato a rallentare drasticamente, con previsioni che indicano un’espansione al 4% o meno per il 2025, la più bassa da decenni, esclusi gli anni pandemici.
UBS prevede un crollo al 3,4% nel 2025 e al 3% nel 2026, mentre Nomura e ANZ stimano rispettivamente il 4% e il 4,2%, riflettendo l’impatto devastante dei dazi sul motore esportativo cinese.

Le esportazioni, che hanno generato un surplus commerciale di 1.000 miliardi di dollari nel 2024, sono state il pilastro della crescita cinese, ma UBS prevede un calo del 10% complessivo nel 2025, con una riduzione di due terzi verso gli USA.
La produzione industriale (+7,7% a marzo) e le vendite al dettaglio (+5,9%, trainate da elettronica e mobili grazie a programmi di permuta) hanno sostenuto il PIL, ma la crisi immobiliare, con investimenti in calo del 9,9% e prezzi delle case giù del 5%, resta un freno. L’elevata disoccupazione giovanile e le pressioni deflazionistiche evidenziano una ripresa irregolare.

“Un buon PIL non riflette la salute economica complessiva”, avverte Raymond Yeung di ANZ, sottolineando le vulnerabilità strutturali.
Pechino sta rispondendo con un’espansione fiscale aggressiva: il deficit di bilancio pubblico è previsto al 14,5% del PIL nel 2025, un livello vicino a quello del 2020, per finanziare infrastrutture e incentivi al consumo. Tuttavia, gli economisti di Goldman Sachs ritengono che ciò non compenserà pienamente il declino del commercio globale. La Cina cerca di diversificare i mercati, puntando su Europa, Giappone e Corea del Sud, mentre alcune aziende trasferiscono la produzione in Vietnam e Malesia per aggirare i dazi. Tuttavia, Trump ha minacciato misure contro queste strategie, creando ulteriore incertezza.
Prospettive: un equilibrio precario
La Cina si trova a un bivio: la capacità di diversificare i mercati e stimolare i consumi interni sarà cruciale per mitigare l’impatto dei dazi. Tuttavia, la crisi immobiliare e le pressioni deflazionistiche limitano le opzioni, mentre l’espansione fiscale rischia di aggravare il debito pubblico, come evidenziato dal recente declassamento di Fitch.
Negli USA, i dazi potrebbero innescare rincari e recessione, ma Trump insiste sul loro ruolo strategico. La guerra commerciale, con dazi reciproci oltre il 100%, sta frammentando le catene globali e ridisegnando i flussi commerciali. Se da un lato Pechino mostra resilienza, dall’altro l’incertezza globale e le sfide interne minacciano una crescita già fragile, con implicazioni profonde per l’economia mondiale.
Fonti: Wall Street Journal, Reuters, Investing.com