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Dazi di Trump: il Dollaro Trema, il Mondo Aspetta

  • Immagine del redattore: Filippo Sala
    Filippo Sala
  • 2 apr
  • Tempo di lettura: 2 min

Tra annunci shock e mercati nervosi, le valute oscillano in attesa del ‘Giorno della liberazione


I mercati finanziari sono in fermento: mercoledì il dollaro ha registrato un lieve rialzo rispetto a un paniere di valute, attestandosi a 104,28, anche se arriva dopo un marzo complicato, con una perdita del 3,1%, la peggiore da novembre 2022. Intanto, il dollaro australiano ha guadagnato lo 0,36%, salendo a 0,62301 dollari, mentre contro lo yen il biglietto verde è avanzato a 149,70. Sul fronte opposto, il dollaro canadese è scivolato a 1,4304 dollari canadesi per dollaro Usa, e il peso messicano è calato a 20,389.


A tenere tutti con il fiato sospeso è l’attesa per l’annuncio del presidente Donald Trump, previsto per le 20:00 GMT dal Rose Garden della Casa Bianca.

Trump, che ha ribattezzato il 2 aprile “Giorno della liberazione”, dovrebbe svelare nuovi dazi sulle importazioni negli Stati Uniti, con misure reciproche immediate per i paesi che tassano i prodotti americani, come anticipato dalla portavoce Karoline Leavitt. I dettagli restano incerti, ma il Washington Post suggerisce che il piano allo studio preveda un aumento generalizzato dei dazi intorno al 20% su quasi tutti i partner commerciali, senza distinzioni specifiche.

“Un dazio uniforme del 20-25% su scala globale sarebbe una bomba per i mercati, scatenando una forte avversione al rischio,” ha commentato Derek Halpenny di MUFG.

“Ma se alcuni paesi, come la Gran Bretagna, ottenessero esenzioni, l’impatto potrebbe essere più contenuto.”


Altrove, il governatore della Banca del Giappone, Kazuo Ueda, ha avvertito che queste misure potrebbero colpire duramente il commercio mondiale e la crescita globale.

Le valute, nel frattempo, si muovono con cautela: l’euro è sceso a 1,0784 dollari e la sterlina a 1,2907 dollari, entrambe in lieve calo. “L’umore dei mercati dipenderà dalle notizie sui dazi,” ha spiegato Carol Kong della Commonwealth Bank of Australia.

“Saranno queste a guidare i movimenti valutari nelle prossime ore.” Chris Weston di Pepperstone ha aggiunto: “Un dazio del 20% potrebbe in teoria favorire il dollaro, ma il rischio di stagflazione negli Usa preoccupa di più.”

Le tensioni commerciali si intrecciano a dati economici Usa deludenti: martedì è emerso che il manifatturiero è in contrazione e l’inflazione al consumo ha toccato il livello più alto degli ultimi tre anni, alimentando i timori di recessione che hanno indebolito il dollaro nel 2025. Intanto, il primo ministro canadese Mark Carney e la presidente messicana Claudia Sheinbaum hanno discusso strategie per rispondere a quelle che il Canada definisce “azioni commerciali ingiuste” degli Stati Uniti.

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