top of page

FX Weekly Research - Equilibri Monetari e Dati Macro

  • Immagine del redattore: Filippo Sala
    Filippo Sala
  • 4 giorni fa
  • Tempo di lettura: 3 min

Il mercato valutario globale si trova in una fase di elevata volatilità, sospinto da incertezze legate alle tensioni commerciali e da divergenze nelle politiche monetarie. Le recenti speculazioni su una possibile riduzione dei dazi tra Stati Uniti e Cina, unite ai progressi nei negoziati con Corea del Sud e Giappone, hanno temporaneamente sostenuto il dollaro statunitense e i mercati azionari americani, con l’S&P 500 vicino a soglie tecniche significative. Tuttavia, il Beige Book della Federal Reserve evidenzia crescenti preoccupazioni per l’impatto dei dazi, con un sentiment economico ai minimi da gennaio 2023. Sul fronte valutario, l’euro e lo yen giapponese mostrano dinamiche contrastanti, riflettendo rispettivamente le attese di politica monetaria della BCE e della BoJ. Con il dollaro USA che rimane sopravvalutato (REER +20% sopra la media di lungo termine), i prossimi dati macroeconomici USA, in particolare sul mercato del lavoro e sull’inflazione, saranno cruciali per delineare le prospettive di politica monetaria e il posizionamento degli investitori. In questo contesto, si delinea un potenziale shift strutturale per il dollaro, con implicazioni rilevanti per i mercati globali, che analizzeremo in dettaglio nelle sezioni successive.


USD - Dollaro Americano

Il dollaro statunitense (USD) si trova a un bivio nel 2025, tra un deprezzamento strutturale a lungo termine e volatilità di breve periodo. Dopo un decennio di forza, culminato nel picco dell’indice Advanced EconomiesK della Fed nel 2022, l'asset risulta sopravvalutato (REER +20% sopra la media), penalizzato da un rallentamento economico USA, dazi di Trump e deficit fiscali al 6-7% del PIL.

Globalmente, la fine dei tassi negativi in Giappone ed Eurozona e politiche fiscali espansive in Germania riducono l’attrattiva del dollaro, con EUR e JPY interessanti nei prossimi anni.

Nella settimana del 25 aprile 2025, un modesto rimbalzo del dollaro è stato guidato da speculazioni su una riduzione dei dazi USA-Cina, ma il recupero è fragile a causa del danno già inflitto dai dazi e del rallentamento USA. I dati sul mercato del lavoro e l’inflazione PCE core saranno cruciali: un mercato del lavoro debole o un’inflazione bassa potrebbero rafforzare le attese di tagli dei tassi Fed (luglio 2025), indebolendo il dollaro.


In sintesi, il dollaro affronta un 2025 di transizione, con un trend ribassista di lungo termine e volatilità di breve periodo guidata da dati macro e sviluppi commerciali. Sarà importante monitorare attentamente i prossimi indicatori economici per navigare un mercato valutario in rapido cambiamento.


EUR - Euro

L'euro beneficia di un contesto macroeconomico solido rispetto agli Stati Uniti.

La Banca Centrale Europea (BCE), dopo il taglio dei tassi del 17 aprile, mantiene l’inflazione in linea con l’obiettivo, secondo le proiezioni di marzo. La crescita del PIL dell’Eurozona, è supportata da politiche fiscali espansive, come l’allentamento del freno al debito in Germania, e da una ripresa della domanda di debito core a febbraio 2025. Rispetto agli Stati Uniti, meno esposti ai dazi e con la BCE vicina al tasso neutrale, l’Eurozona emerge come un’area di relativa forza economica, favorendo flussi di capitale verso l’euro e sostenendo l’EUR/USD, con minori probabilità di scendere sotto la soglia dei 1,10.

Mentre il dollaro USA affronta pressioni ribassiste dovute a incertezze politiche e dazi, l’euro si posiziona come una valuta resiliente, supportata da fondamenta macroeconomiche solide e anche da posizionamenti istituzionali rialzisti.

Gli operatori istituzionali adottano una view rialzista, indicando una direzionalità positiva per maggio. Questi loro posizionamenti multi-settimanali supportano una stabilizzazione dell’EUR/USD sopra 1,115 nel breve termine, in linea anche con le previsioni di UBS, pur in un contesto di volatilità legato a dati macro e sviluppi geopolitici.

JPY - Jen Giapponese

 La Bank of Japan (BoJ) mantiene un approccio prudente, con il governatore Ueda che, nella riunione di marzo, ha evidenziato l’incertezza legata ai dazi USA-Giappone (10% universale, 25% su auto e acciaio), portando a una revisione al ribasso delle stime di crescita del PIL 2025 (da 1,1% a circa 0,6%) e dell’inflazione core (2,0%). Tuttavia, l’inflazione di Tokyo in rialzo ad aprile sostiene attese di graduale normalizzazione monetaria, sebbene le aspettative di aumenti dei tassi siano state posticipate a settembre-dicembre. L’ottimismo per possibili accordi commerciali con gli USA e la riduzione delle tensioni sulla Federal Reserve dopo le rassicurazioni di Trump su Powell, hanno attenuato la domanda di yen come bene rifugio.

Il rafforzamento dello JPY riflette anche il rallentamento globale, che spinge banche centrali come la Fed verso tagli dei tassi, riducendo i differenziali di rendimento a favore dello yen.

Nella prossima settimana potremmo vedere un ribasso spinto dall'approccio prudente della BOJ e dall'ondata di ottimismo momentanea sul mercato americano. Tuttavia una prospettiva di rafforzamento dello yen nel medio termine rimane l'opzione statistica migliore.


In conclusione ribadiamo che il dollaro mostra segnali di debolezza strutturale, mentre euro e yen guadagnano terreno grazie a fondamentali più solidi. In un contesto di alta volatilità, la prossima settimana sarà cruciale seguire i dati macro e le scelte delle banche centrali a determinare i prossimi movimenti.

bottom of page