OIL Weekly
- Filippo Sala
- 11 apr
- Tempo di lettura: 2 min
Tensioni Commerciali e Surplus d’Offerta Alimentano l’Instabilità nei Mercati Petroliferi
I prezzi del petrolio stanno attraversando una fase di forte volatilità, influenzati da una combinazione di guerre commerciali, variazioni delle scorte e dinamiche di offerta. La recente escalation dei dazi tra Stati Uniti e Cina, unita a un’offerta OPEC+ superiore alle attese, ha generato preoccupazioni sulla domanda globale, spingendo i mercati verso un equilibrio più fragile.
Guerra commerciale e impatto sui prezzi
La tensione commerciale tra Washington e Pechino è al centro delle dinamiche di mercato. Gli Stati Uniti hanno aumentato i dazi sui prodotti cinesi al 125%, in risposta a un incremento delle tariffe cinesi all’84%. Sebbene il presidente Trump abbia sospeso i dazi su molti partner commerciali, riportandoli al 10%, l’assenza di un alleggerimento per la Cina mantiene alta l’incertezza.
Secondo Giovanni Staunovo di UBS, le ritorsioni cinesi hanno pesato sul sentiment, contribuendo a una discesa dei prezzi del petrolio. Venerdì, i future sul Brent sono scivolati a 63,08 dollari al barile (-0,39%), mentre il WTI ha toccato 59,77 dollari (-0,50%), con cali settimanali previsti del 3,8% e 3,5% rispettivamente.
Ole Hansen di Saxo Bank ha sottolineato che, nonostante il rinvio di 90 giorni per alcune tariffe, il danno al mercato è già stato significativo.
Questa disputa rischia di rallentare la crescita economica globale, con ripercussioni sulla domanda di petrolio. L’EIA ha rivisto al ribasso le previsioni di crescita economica e di domanda petrolifera globale e statunitense per il 2025, mentre un sondaggio Reuters prevede un rallentamento dell’economia cinese, principale importatore di petrolio.
L’agenzia commerciale delle Nazioni Unite ha definito l’impatto dei dazi “catastrofico” per i paesi in via di sviluppo.

Scorte e dinamica di mercato
Sul fronte delle scorte, i dati EIA mostrano un aumento di 2,55 milioni di barili di greggio negli Stati Uniti, portando il totale a 442 milioni, il livello più alto da luglio.
A Cushing, hub di consegna del WTI, le scorte sono cresciute di 681.000 barili, raggiungendo il massimo da novembre. Tuttavia, il calo delle scorte di benzina (-1,6 milioni di barili) e distillati (-3,5 milioni di barili) ha compensato in parte il sentiment ribassista. La curva forward del Brent ICE segnala un mercato più debole nel lungo termine, con la parte anteriore in backwardation ma in contango dai contratti di gennaio 2026, e lo spread Brent dicembre 2025-2026 anch’esso in contango.
L’offerta globale, meanwhile, è sotto pressione.
L’OPEC+ ha aumentato la produzione oltre le aspettative, portando a una revisione del bilancio fondamentale a un surplus di 1,2 milioni di barili al giorno per il 2025, rispetto ai precedenti 0,9 milioni. Gli analisti mantengono le previsioni per il Brent a 69 dollari al barile per il secondo trimestre 2025 e a 73 dollari come media annuale, ma avvertono che una prolungata guerra commerciale potrebbe richiedere stime più basse.
I mercati petroliferi globali si trovano in una tempesta di incertezze, con i dazi che alimentano timori di recessione e l’offerta in eccesso che preme sui prezzi. Gli analisti di BMI prevedono che i prezzi resteranno sotto pressione finché i negoziati commerciali non troveranno una direzione chiara. Nel frattempo, la combinazione di scorte in aumento e segnali di mercato più deboli nel lungo termine suggerisce cautela per investitori e operatori del settore.