UBS: il Dollaro Perde Forza Nonostante i Dazi di Trump
- Filippo Sala
- 2 apr
- Tempo di lettura: 2 min
L’analisi della banca evidenzia un biglietto verde vulnerabile, tra mercati in crisi e nuove tariffe all’orizzonte
Con l’annuncio di nuove tariffe da parte del presidente Donald Trump previsto per mercoledì alle 16:00 ET al Rose Garden della Casa Bianca, i mercati sono in fermento.
Trump ha fatto delle imposte un pilastro del suo secondo mandato, promuovendole come una leva per bilanciare i conti commerciali, incrementare le casse dello Stato e riportare in patria i posti di lavoro manifatturieri perduti.
Le sue tariffe “reciproche”, concepite per rispondere alle barriere imposte da altri paesi sulle esportazioni americane, promettono di ridisegnare i rapporti economici globali.
Ma l’attesa per questo evento non sembra aver dato nuova linfa al dollaro statunitense, che quest’anno fatica a ritrovare il suo ruolo di bene rifugio, come evidenziano gli analisti di UBS.
I mercati azionari, invece, hanno già accusato il colpo. Nei primi tre mesi del 2025, l’S&P 500 ha ceduto il 4,6%, mentre il Nasdaq 100, trainato dal settore tecnologico, ha subito una perdita ben più pesante, pari al 10,4%. Gli investitori temono che i dazi possano alimentare l’inflazione, rallentare la crescita e intaccare i margini di profitto delle imprese.
Eppure, in questo clima di incertezza, l’indice del dollaro, che confronta il biglietto verde con un paniere di valute, ha registrato un calo di quasi il 4%. È una sorpresa, considerando che molti operatori hanno cercato sicurezza durante il crollo delle borse.
Al contrario, l’oro ha brillato, inanellando una serie di massimi storici e rubando al dollaro il ruolo di protagonista tra gli asset rifugio.
Gli analisti di UBS, in una nota diffusa martedì ai clienti sotto la guida di Vassili Serebriakov, offrono una lettura di questa dinamica. Il dollaro, sostengono, non sta reagendo come ci si aspetterebbe in un contesto di rischio. Negli ultimi venticinque anni, le azioni americane e il biglietto verde hanno spesso seguito la stessa direzione nel 32% dei trimestri, un dato che smonta il mito di una correlazione inversa automatica.
Questa volta, il ribasso delle borse è stato graduale, senza picchi di volatilità degni di nota, e i dati economici statunitensi, più deboli del previsto, hanno pesato sulla valuta.
Serebriakov fa notare che i trader sono già fortemente orientati verso il dollaro rispetto a valute rischiose come quelle australiana e canadese, mentre preferiscono lo yen giapponese e il franco svizzero come alternative sicure. Inoltre, i deflussi di capitali dagli asset americani potrebbero ridurre ulteriormente l’attrattiva del dollaro come baluardo in tempi difficili.
In vista dell’annuncio di Trump, che potrebbe attenuare i timori o al contrario accentuare i rischi per il sentiment degli investitori, UBS intravede opportunità altrove. La banca consiglia di approfittare dei cali per acquistare euro, mantenere posizioni favorevoli sullo yen e scommettere sulla volatilità come variabile chiave.
Il dollaro, dunque, appare in una posizione vulnerabile: non riesce a trarre forza dalla svendita azionaria indotta dai dazi e si trova schiacciato tra un mercato già saturo e le incognite di una politica commerciale che minaccia di destabilizzare l’ordine globale.
Mentre l’oro continua a salire, il biglietto verde sembra perdere terreno, sollevando dubbi sulla sua capacità di resistere in un anno segnato da turbolenze economiche e geopolitiche.